Partito Comunista Internazionale

I ferrovieri, principali vittime della collaborazione di classe

Categorie: CGIL, Italy

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Questo articolo è stato scritto prima che si inaugurasse la « tavola rotonda dei sindacati ferrovieri sulle libertà sindacali » e uscirà prima che se ne possano commentare le conclusioni. Ma il primo comunicato del 24-8 basta, per ora, a riconfermare che i ferrovieri sono stati scelti dai sindacati opportunisti come principali cavie sperimentali della politica di castrazione delle lotte di classe.

A che serviranno infatti le « libertà sindacali » intese come a piena e incondizionata libertà di sciopero per la legittima difesa degli interessi dei lavoratori » e come piena e assoluta libertà di propaganda nell’azienda, se alle organizzazioni sindacali unitarie, CONSCIE DELLA DELICATEZZA DEL SERVIZIO PUBBLICO AFFIDATO AI LAVORATORI DELLE FERROVIE, E RICONFERMANDO IL PROFONDO SENSO DI RESPONSABILITA’ cui del resto si sono sempre ispirate, hanno anche ritenuto di PUNTUALIZZARE UNA AUTONOMA NORMATIVA TECNICA già convalidata dalla pratica di ciascun sindacato CHE GARANTISCA LA SICUREZZA DEL PUBBLICO E DEGLI IMPIANTI NONCHE’ LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO AZIENDALE»?

L’azienda non avrà alcuna difficoltà a concedere ai sindacati la libertà di … sabotare lo sciopero in nome della « salvaguardia del patrimonio aziendale » e della « sicurezza del pubblico e degli impianti »; la libertà di organizzare degli scioperi che NON danneggiano l’azienda e quindi NON tutelano gli interessi dei lavoratori, tanto più che questi dovrebbero essere difesi « nel quadro dei diritti costituzionali » e quindi net rispetto delle leggi di S.M. il Padrone.

In attesa di leggere il testo definitivo partorito dalla a tavola rotonda » dei cavalieri di re Artù – FF.SS., è lecito concludere fin da ora che esso SANZIONERA’ la prassi già in atto, di cui l’ultimo « sciopero », rientrato per l’ennesima volta, è un lacrimevole esempio.

Sia che si guardi alla sospensione dello sciopero dei ferrovieri del 25/26 luglio dal ristretto punto di vista degli interessi di categoria che da quello più ampio degli interessi dell’intera classe lavoratrice, la conclusione è la stessa: la CGIL opera per disorientare gli operai e renderli incapaci di far fronte all’offensiva che la classe padronale ha sferrato in questi tempi di vacche magre, Basta pensare che questa organizzazione di « sinistra » non si stanca di proclamare che ad essa stanno ugualmente a cuore il lavoratore e la nazione, per capire che, dovendo servire insieme due altari, essa non potrà mai difendere con efficacia gli interessi degli sfruttati che, com’è noto, sono del tutto opposti a quelli dei loro sfruttatori. Parole e fatti di questi presunti « sinistri » mostrano a sufficienza che il loro ruolo è quello della conservazione dell’ordine economico e politico del capitale, Chi sfoglia « La tribuna dei ferrovieri », organo del SFI-CGIL, nr. 7, legge per esempio quanto segue: « Del resto la categoria non ha mai preteso « la luna nel pozzo », cosciente della situazione del Paese ma anche delle possibilità concrete di risolvere il problema, che non è solo ed egoisticamente economico, ma si inserisce nel contesto del potenziamento aziendale ». E andiamo ai fatti,

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E’ un fatto che SFI, cioè il più organizzato sindacato italiano, ha preso l’abitudine di spezzare sul più bello gli scioperi che il ferrovieri stanno già per fare, E’ una storia che si ripete tanto spesso che i papaveri-dirigenti di quel sindacato, temendo di essere svergognati dagli stessi soci, sentono il bisogno di difendere a parole il « prestigio » compromesso del sindacato, come si vede dai comunicati-stampa emessi subito dopo la sospensione dello sciopero in oggetto. Il motivo essenziale posto a base dello sciopero di luglio era quello della libertà sindacale da difendere dagli attacchi dell’azienda e del governo, realizzatisi principalmente in una « circolare antisciopero » di cui parleremo appresso e nella denuncia alla magistratura di 300 ferrovieri – tra i quali gli stessi membri della segreteria nazionale del SFI – dopo lo sciopero di novembre scorso. Giova anche ricordare che la sospensione del lavoro era stata decisa dal consiglio direttivo nazionale del SFI riunitosi a Firenze ai primi di luglio per organizzare una manifestazione contro gli attacchi al « diritto di sciopero » e aprire una sottoscrizione per coprire le spese legali connesse alle denunce, In quella sede, i membri del direttivo, pur essendo dei papaveri opportunisti sempre pronti a vantare verso la base l’operato del sindacato, espressero severe critiche alla politica di acquiescenza e di capitolazione seguita dalla segreteria. C’era quindi da attendersi che, dopo una decisione tanto « democratica », lo sciopero si sarebbe fatto, e come. Invece NO: è bastato che un Nenni, in veste di vice presidente del consiglio, durante il suo incontro col SFI il 23 luglio, dichiarasse che « esistevano concrete possibilità di comporre la vertenza » perchè i signori della segreteria nazionale sospendessero lo sciopero.

Certo, essi hanno dichiarato di aver agito con « senso di responsabilità ». E chi può negarlo? Ma precisiamo il significato di queste magiche parole. Chi, come questi alti burocrati, tiene tanto a cuore le sorti della nazione, è naturale che si senta responsabile verso la classe dominante ed il suo stato: l’onorevole Moro non ripete forse la parola responsabilità ogni volta che tiene un discorso? Figurarsi, dunque, se lor signori si sognano di mettere in difficoltà la più grande azienda di stato, specie nel periodo estivo di grosse entrate: sarebbe una pura follia, soprattutto per chi vuole riformarla per renderla più efficiente e più « moderna »! Nessuna meraviglia dunque che il SFI, il quale il 4 maggio, insieme a SUFI-CISL e a SUIF-UIL, aveva già sospeso uno sciopero, fece altrettanto il 25-26 luglio.

In un articolo apparso qualche mese addietro su questo giornale abbiamo dimostrato come l’ultimo sciopero nazionale dei ferrovieri proclamato dalle tre maggiori organizzazioni fosse più merito del padrone che iniziativa dei sindacati. Escludendo questo episodio – che fu un improvviso moto di protesta – occorre risalire molto indietro nel tempo per incontrare uno sciopero nazionale di una certa compattezza, inteso a sbloccare una vertenza sindacale in piedi da quattro anni: tutti gli altri sono stati scioperi brevi e « articolati », per raggruppamenti o per compartimenti.

A proposito di sciopero articolato, si va da qualche tempo radicando l’opinione fasulla che tale forma di sciopero sia più dannosa per il padrone che lo sciopero unitario e compatto a base nazionale. La prova sarebbe che l’azienda F. S., per scoraggiare gli scioperi di breve durata, ha emanato la circolare di cui sopra, che impone la trattenuta di mezza giornata di paga anche per un sol minuto di sospensione del lavoro. Ma, se i bonzi sindacali coadiuvati dai pennivendoli borghesi tentano di contrabbandare simili idiozie fra gli operai, noi abbiamo il dovere di metterli in guardia contro ogni forma di inganno.

Anzitutto, se le cose stessero come sostengono loro, l’azienda F.S. non avrebbe aspettato tanti anni a tirar fuori la circolare « taglieggiatrice » (delle retribuzioni), In secondo luogo, anche se fosse vero che uno sciopero per raggruppamenti o per compartimenti procurasse un danno economico maggiore all’azienda esso avrebbe sempre l’effetto di rinchiudere i lavoratori in orizzonti e campi più angusti, in cui si fa leva sugli interessi più immediati del gruppo, del reparto e dell’officina, tagliando il legame con l’intera categoria e, a maggior ragione, con la classe, tanto più che proprio tra i ferrovieri è maggiormente visibile lo spettacolo vergognoso della concorrenza tra i diversi raggruppamenti: il personale di macchina invidiato da quello di stazione o da quello della navigazione ecc .; insomma, gelosie divisioni e lotte fra settore e settore. In terzo luogo, la circolare di cui sopra è tanto illegale, quanto è anticostituzionale la denuncia per reato di sciopero. Ma il padrone – in tal caso una azienda di stato o lo stesso governo – se ne fotte degli scrupoli giuridici dei democratici « convinti » e attua l’una e l’altra misura repressiva, perchè il suo ruolo gli impone di agire, lottare, offendere il lavoratore, per spezzarne gli sforzi. Le misure « liberticide » messe in atto dal governo di centro-sinistra non solo sono un mezzo rapido per imporre divieti e incutere paura, ma creano un diversivo per spostare il sindacato dal terreno in cui sta lottando verso il campo di una politica apertamente controrivoluzionaria.

Questo è appunto accaduto al ferrovieri: i problemi del riassetto delle qualifiche e delle retribuzioni (che in parole povere vuol dire: quali qualifiche occorrono per far funzionare la macchina F.S. e quanti quattrini si devono assegnare a ciascuna) hanno ceduto il posto al problema della libertà sindacale: il sindacato subisce il gioco e la volontà politica del padrone riducendosi a chiedere « garanzie » per libertà finora « godute » e diritti finora «esercitati»; invece di andare avanti, si sta fermi, cioè si cerca di non essere trascinati indietro. E così passa altro tempo, e la vertenza che si trascina da anni subisce un’altra battuta d’arresto: campa cavallo ! Ma l’aspetto peggiore è un altro. Sappiamo già quanto poco classista sia la politica sindacale della CGIL e di tutti i sindacati che vi fanno capo, dato che le lotte, con tutta la propaganda che vi è connessa, si svolgono su un terreno quasi sempre puramente economico, e, quando poi le rivendicazioni sono extra-economiche, cioè politiche, allora si tratta di una politica opportunista invocante riforme per il potenziamento dell’azienda nel quadro di una politica « nazionale », e, se è il padrone a trascinare i sindacati a porre rivendicazioni più propriamente politiche, allora il ruolo « nazionale » e cioè aclassista e controrivoluzionaria di questi emerge ancor più alla luce del sole, perchè si cade nel solito tranello di opporre la « libertà » alla « autorità » con tutti i richiami alla Resistenza e al sangue versato per conquistare la Costituzione repubblicana e il « diritto al lavoro ». Per farla breve, i sindacati (e i partiti di « sinistra che stanno loro dietro) si agitano solo per iniettare nelle masse una dose supplementare di « coscienza democratica », per generare in loro o per non far loro perdere « la fiducia nell’ordinamento democratico » e così via. Con simile propaganda, c’è da aspettarsi che quand’anche uno sciopero si concludesse con una vittoria, questa non sarebbe che una vittoria di Pirro, cioè equivarrebbe sul piano di classe a una sconfitta solenne,

La sospensione dello sciopero dimostra che nemmeno su questo terreno lo SFI-CGIL è stato capace di lottare: forse temeva di non essere seguito dalle masse, poste come già sono in uno stato d’animo di scetticismo e di apatia dalla sua opera inconcludente. Comunque, questa ennesima ritirata, che – manco a dirlo – è definita « strategica », ha fatto andare in brodo di giuggiole i bonzi del SAUFI-CISL e del SIUF-UIL, nonché i pennivendoli di tutti i colori.

Passano pochi giorni dalla sospensione dello sciopero proclamato dal SFI per … difendere il diritto di sciopero in generale e dei dipendenti pubblici in particolare, ed ecco che a Roma 198 dei vigili urbani scesi in lotta insieme ad altri dipendenti comunali per difendere il « potere contrattuale » (cioè il rispetto degli impegni assunti dal comune in materia di qualifiche ed altro) subiscono la stessa sorte dei 300 ferrovieri mesi addietro: cioè vengono denunciati alla magistratura per reato di sciopero. Che senso può dunque avere la dichiarazione fatta dal governo al SFI nell’ incontro del 28-7 secondo cui esso sarebbe « estraneo alle procedure giudiziarie a carico dei ferrovieri »? E che senso l’appello « ai lavoratori e ai sindacati » fatto il 30-7 dalla CGIL (dopo le denuncie ai vigili) « contro ogni attentato anche parziale alla libertà di sciopero »? Non è tutta una commedia recitata dai bonzi confederali che da una parte e nei fatti si ritirano dall’azione, dall’altra dicono di voler scatenare una controffensiva? 

E che dire poi delle critiche loro e dei « comunisti » al centrosinistra? Da una parte si accusa di « involuzione » la politica di Moro-Nenni, i quali, partiti dalla promessa di uno « Statuto dei diritti dei lavoratori » (a proposito, ricordiamo che il SFI-CGIL fin dal marzo 1963 ha varato il suo bravo « Quaderno dei diritti dei ferrovieri »), finisce per applicare il codice penale fascista che vent’anni di democrazia (ministro di Grazia e Giustizia, fra i tanti, mister Palmiro) hanno lasciato in piedi; dall’altra, è proprio abboccando alle promesse di un Nenni che il SFI sospende un’agitazione.

La verità è che tutto il bonzume « rossi » in testa, non potrà mai fronteggiare l’offensiva padronale diretta a comprimere i salari e ad accumulare capitale. Non si può accreditare fra lavoratori l’idea di non si sa quale « progresso democratico » con un governo graziosamente allargato dalla borghesia ai partiti operai, e poi mettere in guardia le masse lavoratrici contro il suo « tradimento ». Chi spera o fa sperare che nella democrazia si possano realizzare le aspirazioni degli operai, dalle minime alle massime, tradisce i proletari, ai quali incombe un solo dovere: abbattere e distruggere la democrazia, specie se vecchia e decrepita e succeduta come buona allieva al maestro fascista.