Partito Comunista Internazionale

Qualunquismo, opportunismo e “Trieste libera”

Categorie: Electoralism, Opportunism, PSIUP, Questione Triestina

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Trieste, agosto 

Si fa un gran parlare da qualche tempo di « qualunquismo », e cioè, ascoltando la drammatica definizione datane dai piagnoni opportunisti, del progressivo « svuotamento » delle « sacre istituzioni »: diritti e doveri, costituzione, partiti, parlamento … Sentendosi tremare la terra (pardon: la poltrona) sotto il sedere, gli opportunisti di ogni colore sono concordi, in tali « drammatici » frangenti, nel proporre la loro ricetta: un maggior « impegno » per diffondere meglio e più a fondo una « sana coscienza democratica », e rendere i sacri ammennicoli di cui sopra più moderni, aggiornati, solidi, – il tutto in omaggio alle « giuste esigenze popolari ».

Ma chi se lo sarebbe immaginato che il morbo dello « svuotamento » potesse raggiungere anche le frangette dei superdifensori ad oltranza dell’arcidemocrazia? Il caso che racconteremo è un curioso esempio di commistione di « qualunquismo » di partenza e di « soluzione socialista » d’arrivo: al lettore scegliere quale dei due più spregevole.

Stampato a Trieste come « notiziario d’informazioni politiche e d’attualità del Territorio Libero di Trieste », esce L’ Indipendenza, foglio (si legge al nr. del 29 maggio) delle « forze indipendenti ed indipendentiste che non fanno parte di nessun partito, e che non possono essere qualificate nè di sinistra, nè di centro e neppure di destra ». (oh, le infinite vie del Signore verso la « moralizzazione della vita pubblica »!). Queste forze « dimostrano l’insofferenza dei benpensanti [ahi, ahi!] nei confronti dei partiti, considerati ormai delle congreghe al servizio dei soliti furbacchioni [ehi, ma qui si « lede » l’« onorabilità » dei partiti!] per la conquista del proverbiale posto al sole ».

Qualunquismo flagrante, e della più bell’acqua.

Ebbene, che cosa ci tocca leggere in questa pagina? Presentato da una locandina che invita tutti i « benpensanti » a votare per lui, con la implicita promessa che, una volta eletto, non li fregherà al pari degli altri « furbacchioni » dell’anonima « congrega », ecco il dott. Emo Tossi, « membro del Movimento per l’ Indipendenza del Territorio Libero di Trieste », candidato nelle liste del PSIUP, scodellarci una brodaglia social-qualunquista dal titolo: « Per salvarci il S. Marco». Leggiamo un po’ le «ardite» soluzioni proposte dall’emerito benpensante al grave problema che vivamente assilla i proletari triestini. Dopo aver riconosciuto che la crisi del Cantiere è dovuta alle ferree leggi del processo di accentramento capitalistico, che rende necessario il « taglio dei rami secchi », egli insorge tuttavia esibendo la sua anima immacolata: « Però noi Triestini, noi cittadini del TLT, per motivi finanziari ed anche [uh, uh!] per motivi morali non vogliamo e non vorremo mai tale chiusura ». Dopo aver recriminato, non diversamente dai maestri piccisti, contro il patrio governo, il MEC, e gli « assi della finanza », che hanno deciso la condanna a morte del Cantiere « infischiandosi di noi e delle promesse fatteci » (come se il Capitale potesse non infischiarsi di promesse, sentimenti umanitari et similia!), egli espone un piano di salvataggio in extremis, di cui il punto principale è la « cogestione da affidare ad uno Stato Socialista con possibilità di fornire materie prime necessarie al Cantiere e di riassorbire almeno gran parte del manufatto ».

La giustificazione « teorica » di quest’esimio imbroglio vale un perù: « Io credo giusto che dove hanno fallito, il sistema capitalista e le cosidette alleanze occidentali [ma non è, diciamo noi, il capitalismo ad aver fallito: se i proletari tirano la cinghia, il Capitale ingrassa, in questo e in infiniti altri casi], nell’interesse di Trieste si dovrebbe dare strada libera alla regia nel sistema socialista di quello che per oltre un secolo è stato il centro-sostegno dell’economia triestina; sarebbe un’esperienza socialista in una zona amministrata secondo il sistema capitalista, come … il Casinò di Portorose è un’esperienza capitalista in zona amministrata secondo il sistema socialista; però come quella dovrebbe andare a vantaggio esclusivo della popolazione locale … ».

Affranti da tali e tante enormità, frutto certo di ripetute sbornie …. ideologiche, cercheremo di rispiegare poche cose, e non già all’insigne dottore, refrattario alla voce anche del più semplice buon senso, ma ai proletari che ci leggono. E’ proprio il tipo di amministrazione quello che definisce un dato sistema sociale; e su di un determinato terreno economico non vi possono essere due « regie ». Che cosa dovrebbe fare l’anonimo « stato socialista »? « Acquistare » locale forza di lavoro, « riassorbire » (acquistare) gran parte del manufatto, e « vendere » lo stesso sul mercato, interno od esterno, per rifarsi delle « spese ».

Vero è che il suddetto bell’ingegno vorrebbe far credere che la « regia » socialista possa tendere una mano disinteressatamente, ad « esclusivo » vantaggio della popolazione locale. Ma il paragone stabilito è di per sé indicativo: dunque, i capitalisti italiani che hanno investito i loro quattrini nel casinò di Portorose in Jugoslavia lo avrebbero fatto per aiutare la popolazione? Curiosa immagine davvero, quella di un Capitalismo trasformato in società di beneficenza! E un « socialismo » che si riduce a postulante dei favori del Capitalismo, e richiama sul proprio suolo « casinò », alberghi e … bordelli esteri per risollevarsi dalle crisi economiche intestine, come potrebbe aiutare « disinteressatamente » degli « stranieri »? Per riconoscenza, forse, ai favori concessi (senza contropartita ?! ) dal Capitale italiano? Io dò una cosa a te, tu dai una cosa a me: ecco l’ultima parola in fatto di economia e politica del dott. Emo Tossi! Senza contare un ultimo dato « psicologico »: se il capitale nostrano avesse davvero l’uzzo della beneficenza, perchè non dovrebbe farla in casa propria (così che, tra l’altro, i proletari stiano quieti, e non gli piantino grane con la « scusa » della … cinghia)? Può darsi, ci dirà l’interpellato, che esso voglia aiutare prima di tutto gli jugoslavi … ad edificare il socialismo! Se si tratta del « socialismo » dei « casinò », ne siamo certi, basterebbe grattare sotto la vernice del « disinteresse » per leggere i « bilanci » delle entrate e uscite, e scoprire (permette, dottore?) da che parte stanno i « vantaggi ».

Infine, ci si potrebbe obiettare che, anche riconosciuta la bestialità delle proposte del Tossi, la nostra critica in nulla tocca il più diretto interessato, il PSIUP: si tratta, dopo tutto, di un candidato « indipendente ». Bene! Il vostro ragionamento è press’a poco il seguente: questo bel tomo, anche se le spara grossissime, è conosciuto da molti, « stimato » dai « benpensanti », ecc. quindi voti in più per il Partito, il che è quanto dire per l’« avanzata del socialismo »! Tutte le armi sono buone, è vero?, quando è in vista Montecitorio! E poi sarebbe « qualunquista » chi vorrebbe « svuotarvi »? Sarà invece il proletariato, con la sua vigorosa azione di classe, a scaricarvi tutti nel letamaio borghese cui legittimamente appartenete. Oggi come sempre, vale la consegna: abbasso le « sacre istituzioni » e i suoi tirapiedi, abbasso i falsi « socialismi » da mercanti, evviva la Rivoluzione Proletaria !