Partito Comunista Internazionale

In Argentina i cartoni animati che insegnano ai bambini a odiare Marx

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Nella putrescente decadenza dell’imperialismo borghese, la propaganda di classe ha trovato un nuovo terreno d’azione: le camerette dei bambini. L’operazione non è più affidata solo ai giornali, alle scuole, ai talk show televisivi. Ora si traveste da cartone animato. È il caso dell’Argentina di Milei, ma il modello arriva dagli Stati Uniti. I suoi missionari si chiamano Tuttle Twins.

I Tuttle — pupazzi liberisti travestiti da scolari — spiegano ai bambini come «celebrare nel modo corretto il compleanno di Karl Marx». Traduzione: sputargli addosso. In un’animazione che spopola anche sui social, i personaggi spiegano ai piccoli spettatori che: «Marx credeva in una società socialista dove lo Stato possiede i mezzi di produzione e tutto è distribuito equamente tra le persone».

Ma non fatevi ingannare: l’obiettivo non è insegnare Marx. Subito dopo, infatti, uno dei gemelli aggiunge: «Non sorprende che i regimi che seguono l’ideologia marxista abbiano soppresso il dissenso, limitato la libertà individuale e provocato carestie e morte». l sillogismo borghese è chiaro come l’acqua sporca: se vuoi l’eguaglianza, preparati al gulag. Se critichi il profitto, odi la libertà. Se leggi Il Capitale, sei già complice di Stalin. È l’eterno trucco della classe dominante: ridurre la critica scientifica del modo di produzione capitalistico a una minaccia infantile, come l’uomo nero che si nasconde sotto il letto.

Poi arriva la perla dell’ideologia liberista: «È quasi come se le persone avessero libero arbitrio, e non accettassero volentieri la cosiddetta distribuzione “equa”».

Il bambino impara così che se nasce povero, è per sua libera scelta. E se il padrone lo sfrutta, deve ringraziare il libero mercato per avergli concesso l’onore di essere spremuto. Il feticismo della merce inizia a otto anni: altro che fiabe della buonanotte.

Ma il capolavoro della mistificazione arriva quando i personaggi concludono: « La proprietà privata è libertà. Lo Stato è schiavitù ». Sì, spiegano questo ai bambini. Invece di raccontare di fate e draghi, si recita la religione dell’individuo-proprietario, dell’imprenditore in fasce, del consumatore come suprema incarnazione dell’essere umano. Il catechismo del profitto sostituisce le favole di Andersen.

Così la borghesia fa ciò che ha sempre fatto nella sua storia: fabbrica nuove generazioni di servi ideologici. Ma questa grottesca manovra ideologica rivela la debolezza, non la forza, dell’imperialismo. Se il sistema capitalistico deve ricorrere ai cartoni animati per convincere i bambini che lo sfruttamento è libertà, significa che la realtà sociale gli sfugge di mano.

I pupazzi parlano, ma le fabbriche chiudono. I cartoni predicano la proprietà privata, ma i salari sono in caduta libera. I Tuttle sorridono, ma i genitori disoccupati non sanno come pagare l’affitto. E quando questi bambini cresceranno, non si ricorderanno del motivetto liberista, ma delle file alla mensa dei poveri e delle bollette non pagate. Marx che predica teorie strane su un triciclo se lo saranno scordato, mentre le caceroladas resteranno ricordi nitidi.

La propaganda borghese può moltiplicare i suoi pupazzi all’infinito, può infilare la sua ideologia in ogni giocattolo e in ogni schermo. Ma non può cancellare le contraddizioni del capitale. Non può impedire che la crisi economica bussi alla porta di ogni famiglia proletaria. Non può fermare l’inasprimento della lotta di classe che nasce dalle viscere stesse del modo di produzione capitalistico.

Alcuni dei bimbi che oggi cantano con i Tuttle Twins, domani applaudiranno ai licenziamenti «necessari per il mercato». Ma chi oggi subisce la crisi, domani sarà costretto a lottare per sopravvivere. E in quella lotta, tutti i pupazzi del mondo non potranno nascondere la nuda realtà: che il capitalismo è sfruttamento, che la proprietà privata è furto, e che la vera libertà inizia dove finisce il profitto.
Il compito del partito comunista non è denunciare il «cartone sbagliato», ma smascherare la struttura economica che genera questa putrefazione ideologica. I bambini non sono terreno neutrale: sono già bersaglio della guerra di classe. La borghesia lo sa e agisce di conseguenza. Noi comunisti dobbiamo saperlo altrettanto bene.